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AIIC Italy News

31/08/2023
L’interpretariato ieri, oggi e domani - intervista a Giovanna Francia, Presidente AIIC Italia

Una storia lunga 70 anni e che si incrocia con la grande Storia, i tempi della guerra e del post guerra, le spie, le famiglie facoltose, i diplomatici, il processo di Norimberga. AIIC non è “solo” l’associazione internazionale degli interpreti di conferenza presente in 5 continenti, che conta 3mila soci e "parla" 80 lingue, ma è essa stessa un pezzo di storia internazionale. Tanto che le figure che negli anni l’hanno rappresentata hanno giocato un ruolo chiave anche nei processi di pace e di diplomazia internazionale. Oggi, grazie ad AIIC, l’interprete è una figura chiave riconosciuta dalle istituzioni comunitarie e internazionali. “Siamo riusciti a concordare, con le Nazioni Unite prima e con le istituzioni europee più tardi, degli accordi sulla remunerazione e le condizioni di lavoro che vengono applicati a tutti gli interpreti ingaggiati da queste istituzioni, anche se non sono membri AIIC”, racconta Giovanna Francia presidente AIIC Italia, che spiega come oggi la professione non sia poi così tanto cambiata rispetto al passato, anche se, rispetto agli inizi si è molto sviluppato il mercato cosiddetto non convenzionato, con clienti istituzionali a livello nazionale, imprese, associazioni e partiti politici.




Presidente, neppure gli anni della pandemia hanno contribuito a cambiare la professione?

Non è una professione che per sua natura è soggetta a modifiche strutturali ma, certo, il covid ha rappresentato per certi versi il primo vero “cambiamento” del nostro modo di lavorare in quanto ci ha costretto a sperimentare nuove soluzioni e strumenti per l’interpretazione. Oltre ai noti sistemi di videoconferenza oggi utilizziamo anche AIIC voices, un’applicazione specifica sviluppata per AIIC Italia, capace di portare l'interpretazione simultanea su smartphone o tablet in caso di grandi eventi, in remoto o ibridi.

 

Com’è possibile oggi tornare a un utilizzo più consapevole della lingua madre in contesti professionali sempre più multiculturali dove una lingua comune facilita processi e scambi?

Sicuramente bisogna essere consapevoli del valore della propria lingua madre, e la lingua italiana è parte del patrimonio artistico e culturale che rende grande l’Italia e la fa amare nel mondo. Per questo motivo già nel 2021 abbiamo avviato la campagna La Lingua Madre, con iniziative e progetti di valorizzazione dell’italiano in tutte le sue sfumature e le sue varietà. Alla base c’è la certezza che la lingua non è statica, ma in continuo divenire: si arricchisce, cambia con le generazioni, si adatta ai diversi contesti. Noi non vogliamo promuovere il purismo, ma la lingua nella sua pluralità e nelle sue infinite sfaccettature. Dopotutto, gli interpreti sono linguisti che stanno, per così dire, in prima linea: il loro lavoro punta sulla velocità e sulla capacità di trasmettere simultaneamente in un’altra lingua i contenuti espressi dall’oratore. Anche per questo è fondamentale essere sempre aggiornati, leggere, sapere cosa succede nel mondo, conoscere i nuovi termini che entrano nel parlato quotidiano.


È stata da poco lanciata la campagna mondiale Speak your Truth: qual è oggi l’esigenza più importante che vedete dal punto di vista linguistico e che ha spinto AIIC a pensare una campagna del genere?

La campagna è stata lanciata dal PRIMS (il gruppo che segue il mercato privato in AIIC World) e credo di poter dire che, almeno in parte, si ispiri alle attività portate avanti da AIIC Italia negli ultimi anni soprattutto sul tema del multilinguismo e madrilinguismo. A questo proposito, per rendere concreta la nostra proposta abbiamo commissionato all’economista Daniele Mazzacani una ricerca che quantifichi il ritorno economico del multilinguismo. 

Spesso in contesti internazionali i partecipanti non osano confessare l’insufficiente comprensione dell’inglese, e se non hanno a disposizione il servizio di interpretariato rischiano una comprensione solo parziale del dibattito. Inoltre vedono limitata– a volte di molto – la loro capacità espressiva. Si tratta, a nostro parere, di una perdita di incisività e di un diritto democratico che viene leso.

Come AIIC avete un punto di vista privilegiato sul mondo, potendovi confrontare quotidianamente con i vostri colleghi di diversi Paesi: com’è in generale la situazione della “tutela” della lingua madre negli altri Paesi anche in confronto con l’Italia?
Questa possibilità di interscambio è una ricchezza enorme sotto tutti i punti di vista. AIIC tiene un’assemblea ogni tre anni e il comitato che si occupa del mercato privato organizza due volte all’anno, in diversi continenti, riunioni aperte a tutti i membri. Altri comitati transnazionali si occupano di sviluppo professionale, norme ISO, lingua dei segni, apertura ai giovani, mantenendo flussi di comunicazione e attività che uniscono i cinque continenti. La Francia e la Spagna sono tra i Paesi più avanzati nel tutelare la lingua madre, mentre e l’Italia come sistema Paese potrebbe fare di più ed in modo più strutturato. Le iniziative portate avanti da AIIC Italia sono parte di un impegno costante che ha portato oggi la nostra Regione a essere la portabandiera di questa battaglia all’interno dell’associazione mondiale.

Quali sono le specificità di AIIC Italia? Perché un interprete dovrebbe associarsi ad AIIC Italia?

AIIC Italia è l’unica delle 23 “Regioni” di AIIC World ad avere una personalità giuridica specifica: si è costituita il 5 marzo 2014 ai sensi della Legge n. 4/2013 che regolamenta le associazioni professionali. AIIC Italia è iscritta nell'elenco delle Associazioni che rilasciano l’attestato di qualità e di qualificazione professionale dei servizi prestati dai soci, pubblicato sul sito del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. 

L’impegno di AIIC Italia è tutelare e far crescere la professione e in quest’ottica la personalità giuridica ci ha consentito di avviare iniziative in numerosi campi, come per esempio la stipula di una polizza per la responsabilità civile professionale con Unipol e di una polizza sanitaria con Sanimpresa. Inoltre, al fine di offrire opportunità mirate alle esigenze degli interpreti di conferenza nel quadro dei requisiti della Legge 4 in materia di sviluppo professionale, AIIC Italia, tramite l’apposita Commissione CSP, ha organizzato diversi interessanti eventi che hanno visto spesso la partecipazione di colleghi provenienti dalle altre Regioni di AIIC World. 

Un altro grande vantaggio professionale e umano del nostro ecosistema, poi, è proprio lo stretto legame fra AIIC Italia e AIIC World, che apre la possibilità di ampliare enormemente i propri contatti e mantenere una costante apertura al mondo in termini professionali e di formazione. 

 

In un contesto sempre più delicato in cui la lingua viene messa costantemente a dura prova da anglicismi, linguaggio gergale e tecnologia, l’interpretariato resta fondamentale per la democrazia e per l’accesso di tutti al dibattito pubblico, alla vita politica ed economica senza limitazioni dovute alla non comprensione di un altro idioma. Si tratta ormai di una battaglia ideologica: come è possibile combatterla oggi?

La nostra non è una battaglia di retroguardia, ma di grande amore per la ricchezza della nostra lingua in tutte le sue “incarnazioni” socio-culturali, dai rapper agli accademici. Per difendere la verità nella comunicazione (come nel caso del progetto Speak your truth), che viene spesso offuscata da un uso strumentale o inadeguato dell’inglese, abbiamo rivolto l’obiettivo sul principio dell’accesso democratico e speriamo che continuando a insistere su questo tema, anche coloro che non vedono rispettato il loro diritto alzino la voce e si facciano sentire. Noi proseguiamo la battaglia con i nostri mezzi, lavorando quotidianamente perché l’interpretazione sia affidabile e di alto livello qualitativo. L’aggiornamento è fondamentale, oggi più di ieri. Anche senza scomodare la tecnologia, che avanza a passi da gigante, ogni giorno nascono neologismi, si vedono parole cambiare di significato, il cosiddetto “urban English” si trasferisce sulle pagine dei giornali…Una fatica immane tenere il passo con questa tendenza dilagante.

L’innovazione tecnologica e i sistemi di intelligenza artificiale, che oggi sono in grado di fornire servizi di traduzione e in molti casi di interpretariato simultaneo in diverse lingue a costi ridottissimi, stanno rendendo utenti e aziende sempre meno consapevoli e capaci di distinguere il valore della competenza umana. Come cambiare questo approccio?

L’unica soluzione è fornire un servizio di qualità superiore, e AIIC lotta per questo fin dal 1953. Come dimostrano i test realizzati finora, l’Intelligenza artificiale non è in grado di trasmettere tutte le emozioni e le sfumature di significato altrimenti trasmesse dall’interprete. L’umanità vive di comunicazione. Se la riduciamo al minimo, si abbassa il livello di civiltà e creatività. Il confinamento seguito al covid ci ha costretto a lavorare da remoto, imparando a utilizzare nuovi strumenti e mezzi tecnologici. Tutto ciò però ci ha resi ancora più convinti che la pienezza del lavoro “dal vivo” per la nostra professione è insostituibile. Ed è per questo che l’intelligenza artificiale non potrà mai sostituirsi all’interprete in carne e ossa.