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AIIC Italy News

26/09/2023
Giornata europea delle lingue, nella diversità la forza dell’Europa

Da sempre le lingue sono considerate un caposaldo dell’idea di nazione, come popolo unito da una sola lingua che lo differenzia da tutti gli altri. Un’idea che oggi convive con un mondo che è un immenso villaggio globale, dove la necessità di interagire con popolazioni e culture diverse porta alla necessità di trovare una “lingua comune” di dialogo e scambio. Negli anni questa lingua comune è stata prima il francese, poi l’inglese, sebbene oggi il Regno Unito non sia più parte dell’Unione europea.
Nonostante questa tendenza diffusa e condivisa, l’Europa rimane però convinta dell’importanza del multilinguismo e di come tutte le famiglie linguistiche vadano rispettate, studiate, salvaguardate.

Certo, le lingue europee non sono sole nell’universo linguistico, anzi. Secondo le stime di Ethnologue, le lingue parlate nel mondo sono circa 7.139, di cui solo 446 sono quelle indoeuropee. La famiglia indoeuropea è solo una delle 18 famiglie esistenti sul pianeta, anche se le nostre lingue, per quanto poche rispetto alla varietà totale, vengono in alcuni casi considerate da molti linguisti, comunque, tra le poche grandi lingue parlate sulla Terra. Solo per fare un esempio: grandi lingue indoeuropee come francese e inglese hanno avuto nei secoli una vocazione di tipo veicolare, ovvero di interscambio, anche perché presenti e adottate come ufficiali in Stati presenti in pressoché tutti i continenti, merito di conquiste, colonizzazioni e migrazioni del passato.

Considerata l’importanza a livello globale delle lingue europee e, nonostante la predominanza a livello mondiale di alcuni idiomi europei rispetto ad altri, in un’Europa unita fondata sul motto "Unità nella diversità", le lingue sono l'espressione più diretta della nostra cultura. L'eterogeneità linguistica è una realtà il cui rispetto costituisce un valore fondamentale dell'Ue. La Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea proibisce infatti le discriminazioni fondate sulla lingua (articolo 21) e obbliga l'Unione a rispettare la diversità linguistica (articolo 22).
La politica comunitaria in materia linguistica si basa sul rispetto della diversità in tutti gli Stati membri e sulla creazione di un dialogo interculturale in tutta l'Unione. Per questo motivo l'Unione incoraggia l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue straniere, nonché la mobilità dei cittadini, attraverso programmi dedicati all'istruzione e alla formazione professionale. Alla base c’è l’idea che le conoscenze linguistiche siano competenze di base che tutti i cittadini dell'Unione dovrebbero acquisire per migliorare le proprie opportunità di formazione e occupazione.

In questo contesto gli interpreti di conferenza sono espressione concreta della politica del multilinguismo, perché svolgono un ruolo essenziale per garantire l'accessibilità e la trasparenza dell'Unione europea, delle sue leggi, i suoi dibattiti, i suoi trattati e le decisioni che coinvolgono tutti i cittadini. Lo strumento di lavoro più importante per un interprete, però, non è (solo) la conoscenza delle altre lingue, ma soprattutto una piena competenza nella propria lingua madre. Una solida padronanza della lingua, unita a una conoscenza approfondita delle altre lingue di lavoro, a uno spirito analitico, a buone capacità di comunicazione, a una buona dose di resilienza e curiosità nei confronti del mondo, sono infatti gli elementi distintivi di un interprete professionista. Ed è proprio grazie a questo incessante lavoro che oggi l’Europa è un ecosistema unito basato sulla condivisione di idee e progetti e dove la diversità e l’unità coesistono in un unico spazio.