Storia della professione
Sin dall’antichità gli interpreti hanno contribuito ai rapporti tra popoli e civiltà diversi.
Due immagini testimoniano alcuni tratti caratteristici del ruolo dell’interprete, immutati in ogni tempo e contesto. In questo vaso Maya, l’interprete è seduto davanti al piedistallo del dignitario e traduce: in testa un copricapo che termina con un pennello rosso, segno distintivo delle persone di cultura e degli artisti.
Questo bassorilievo egiziano rappresenta con grande immediatezza l’interprete ‘sdoppiato’ tra culture e lingue diverse e leale ad entrambe.
Chi è interessato alla ricerca dell’interprete zero, troverà affascinanti gli articoli della collega Christine Adams sul sito AIIC: da Cristoforo Colombo ai dragomanni ottomani, da Cesare alla conquista dell’Everest, aprono spiragli inediti di storia, comunicazione e interazione culturale.
La storia dell’interpretazione moderna, in simultanea e con cabine di traduzione, risale al processo di Norimberga. L’AIIC ha organizzato numerose mostre per ricostruire biografie, storie e drammi degli interpreti di Norimberga tra cui la mostra itinerante internazionale Un Processo - Quattro lingue che in Italia ha fatto tappa anche alla Civica Scuola Interpreti e Traduttori Altiero Spinelli a Milano e al Campus di Forlì, Teaching Hub.
Oggi la professione di interprete di conferenze è chiaramente definita a livello nazionale e internazionale. Esistono corsi di laurea magistrale in tutto il mondo, Norme ISO e codici deontologici, ma il valore fondante è sempre lo stesso, condensato nel giuramento di fedeltà e neutralità degli interpreti del Processo di Norimberga: “Giura solennemente di tradurre con fedeltà e verità e al meglio delle Sue capacità? Lo giuro”.